Negli ultimi giorni, il tema del riconoscimento dei titoli di studio esteri ha riacceso il dibattito sulla competenza dei diversi ministeri italiani coinvolti nella questione. Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha recentemente chiarito alcuni punti cruciali concentrandosi in particolare sulle direttive dell’Unione Europea e sul ruolo del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR).
Secondo Valditara, il riconoscimento dei titoli di studio ottenuti all’estero è una procedura che rientra nelle prerogative europee, richiedendo un approccio conforme alle linee guida dettate dall’UE. Queste norme puntano a garantire la libera circolazione dei cittadini all’interno dell’Unione e l’equiparazione dei percorsi di studio, per favorire l’inserimento nel mondo del lavoro e la prosecuzione degli studi in qualsiasi stato membro.
Valditara si è soffermato in particolare sul tema delle abilitazioni all’insegnamento conseguite all’estero, in particolare in paesi come Spagna, Romania e Bulgaria. In questo contesto, il Ministro ha richiamato la direttiva dell’Unione Europea n° 55 del 2013, la quale impone agli Stati membri di riconoscere le abilitazioni conseguite in altri paesi dell’Unione alle stesse condizioni di quelle nazionali.Tuttavia, il Ministro ha voluto evidenziare con forza che non è il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) ad avere la competenza sul riconoscimento dei titoli di studio stranieri, bensì il MUR. “Il compito di valutare e riconoscere i titoli esteri non spetta al nostro dicastero, ma al MUR”, ha dichiarato Valditara. Questo chiarimento è di grande importanza, poiché spesso c’è confusione tra le responsabilità dei diversi ministeri, soprattutto quando si tratta di regolamentare percorsi formativi che toccano sia l’istruzione scolastica che quella universitaria.
Precariato: una questione centrale e di lunga data
Valditara ha sottolineato come il precariato nella scuola italiana sia una problematica cronica e irrisolta, nonostante i numerosi governi succedutisi negli ultimi anni. Definendo il precariato come “una grande questione della scuola italiana”, ha indicato come obiettivo del Governo quello di mettere in campo una “strategia complessiva” che affronti il problema nel suo insieme, mirando alla continuità didattica e a una formazione di qualità, elementi che il Ministro ritiene essenziali per una scuola che garantisca un futuro a tutti gli studenti.
In risposta alle accuse e alle critiche emerse in merito al numero di docenti precari, Valditara ha smentito le stime che parlano di 250 mila unità precarie, riportando dati più precisi. Al momento, i docenti precari, con contratti fino al 30 giugno o 31 agosto, ammontano a circa 165 mila, con una riduzione prevista a 155 mila entro dicembre grazie alle assunzioni derivanti dai concorsi in via di chiusura. Un miglioramento rispetto agli anni precedenti, quando i precari erano circa 160 mila.
Il precariato sul Sostegno: risolvere l’emergenza
Il Ministro ha anche posto l’accento su una delle componenti più rilevanti del precariato nella scuola italiana: il Sostegno. Nel 2023-2024, infatti, su un totale di 160 mila docenti precari, ben 108.885 sono di Sostegno. Questo dato, secondo Valditara, è in gran parte dovuto all’aumento esponenziale del numero di studenti con disabilità, ma anche alla difficoltà delle università italiane di formare un numero sufficiente di docenti specializzati.
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